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Descrizione

Come i vari paesi lungo il fiume Bacchiglione, ha origini molto antiche; il toponimo deriva dal suo antico stato selvoso. Nei documenti, a partire del IX secolo, lo troviamo menzionato sotto diverse forme etimologiche: Silvarisium, Silva Regia, Zilvarisium, Cervarises.

Anche se gli abitanti del luogo l'hanno per secoli chiamato "Selvarese", già dal XVI secolo nella topografia del padovano compare nella versione attuale, cioè Cervarese, con l'aggiunta del titolo di Santa Croce, dalla cappella ivi sorta nel VII - VIII secolo. Fin dall'antichità il territorio era costituito da vaste estensioni boschive e, in prossimità del corso del Bacchiglione, anche da plaghe acquitrinose e palustri, dove viveva un tipo di fauna comune delle zone lagunari.

Quando Cervarese si sia consolidato come insediamento umano non è facile da stabilire. Si può supporre che una certa forma di vita primitiva fosse già organizzata alcuni secoli prima di Cristo (paleoveneti) lungo la riva del fiume Bacchiglione, dove l'uomo viveva di caccia e pesca, abitava in capanne di frasche e paglia e per i suoi spostamenti si serviva della via fluviale, che gli facilitava il rapporto con altre entità sociali. Per la viabilità terrestre bisognerà attendere il periodo romano, quando furono costruite le prime strade, in terra battuta o ciottolate.

Di un certo interesse si rivelano in merito le origini di Cervarese, i numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti nella zona. Nel 1975 viene scoperto un ciottolone in porfido con iscrizione venitica. Nel 1983 il fiume Bacchiglione restituisce una piroga monoxile lunga 6,5 m, ma sia dalla campagna, durante i lavori d'aratura, che dal fiume, continuano a riaffiorare in quantità consistente frammenti di reperti d'uso domestico e edilizio, in particolare nel periodo pre-romano e romano, come olle, tazze, scodelloni, mattoni, tegole, alcuni dei quali con il marchio di fabbrica, anfore, pesi da telaio ecc. Non meno interessanti sono apparsi pure i numerosi utensili e armi in ferro e bronzi scoperti qua e là nel territorio di Cervarese. Praticamente una quantità di vestigia che testimonia abbondantemente la remota presenza dell'uomo.

Sicuramente il "vicus" di Cervarese era abitato in epoca romana. Diverso materiale fittile di spoglio romano è stato ritrovato nell'area dell'oratorio della S. Croce. Qualche tempo fa in via Sacchette fu trovata un'anfora cineraria contenente una moneta del periodo romano - imperiale.

I lumi della fede giunsero a Cervarese a seguito della primitiva organizzazione cristiana nel territorio patavino, ma non è possibile stabilire con certezza in che secolo la Croce del Signore sia stata piantata per la prima volta nel nostro territorio. Non è tuttavia da escludere che già nel sec. VII - VIII, in epoca longobarda, fosse già costituita una piccola comunità cristiana con un proprio edificio di culto: S. Croce sulla riva destra del Bacchiglione, S. Maria alla sinistra del fiume e S. Martino nei pressi del nucleo fortificato.

La chiesa della S. Croce di Cervarese è strettamente connessa alle vicende storiche e ai profondi mutamenti succedutesi nella vita religiosa e sociale del paese. Nell'874, con i benefici fondiari, viene donata dal vescovo di Padova, Rorio, all'abate cristiano della comunità monastica di S. Giustina. L'atto di donazione di Rorio, datato 2 maggio 874, è il primo documento storico in cui compare il toponimo di Cervarese.

A seguito di tale elargizione, dopo le invasioni barbariche che infierirono crudelmente su Padova e il territorio, è probabile che i Benedettini si siano insediati a Cervarese (secolo X), dove avrebbero promosso opere di bonifica agraria, esercitato attività religiosa e fondato un xenodochio - ospizio, sulle fattispecie di quello roriano d S. Giustina, per l'accoglienza e l'assistenza dei poveri, ammalati e pellegrini, ma di ciò non ci sono prove documentate che lo confermano.

Documenti successivi, del XII sec., menzionano invece la chiesa di Cervarese, peraltro sempre rivendicata di giurisdizione del vescovo di Padova, con il titolo di Priorato e sede di una nuova istituzione sacerdotale: la canonica regolare della S. Croce, dalla quale erano assoggettate le canoniche - ospedale della SS. Trinità e di S. Luca di Padova. Nella decima papale del 1297 i titolari del beneficio ecclesiastico della chiesa di S. Croce di Cervarese vengono esentati dal pagamento in quanto la rendita non superava le sette libbre.

Il territorio di Cervarese, al confine tra i comitati di Vicenza e Padova, viene fortificato già in epoca Longobarda, con l'insediamento di ben due castelli: S. Martino con funzioni di guardia e controllo sui traffici mercantili lungo il Bacchiglione e il castello della Motta, (antico "castrum" fortificato, dove riparava la popolazione nei casi di pericolo), a difesa della linea di confine dei territori padovano e vicentino.

Nonostante ciò in questi secoli oscuri del Medioevo Cervarese sarà spesso bersaglio ambito e teatro di aspri e sanguinosi conflitti tra fazioni opposte, che si contendevano il potere politico sul territorio e come obbiettivo la conquista di Padova.

Non fosse bastato il terribile terremoto del 1117 che devastò gran parte dell'Italia settentrionale, nel 1198 il villaggio subisce una grave offensiva da parte dei Vicentini. Ne fa cenno il Salomonio che scrive "posto a sacco la villa di Cervarese, la distrussero col fuoco". Ma ancora una volta Cervarese avrà la forza di risollevarsi.

Dopo la parentesi comunale (1138 - 1237), che non fa registrare fatti di rilievo, almeno per il nostro territorio, le ostilità tra feudi, ma più propriamente tra Papato e Impero, si risvegliano durante la tirannide attuata dal filoimperiale Ezzelino III da Romano, uomo di punta di Federico II, che durerà dal 1237 al 1256, causando nel padovano morte e distruzione. I castelli di S. Martino e della Motta saranno tra i pochi fortilizi padovani ad essere risparmiati dalla foga devastatrice di Ezzelino.

In uno Statuto padovano del 1234 si rileva che tra le ville spettanti al quartiere del Duomo c'è anche Cervarese, il quale era tassato per 12 carri, contributo notevole rispetto a quello assegnato ad altri paesi limitrofi, mentre da un successivo Statuto apprendiamo che Cervarese aveva ben 128 fuochi (famiglie), classificandosi tra i più importanti villaggi del padovano.

Nel 1312, durante l'avanzata di Can Grande della Scala alla conquista di Padova, Cervarese sarà ancora una volta presidiato e il castello della Motta assaltato e distrutto dall'esercito scaligero. Demetrio Conti, signore del castello di Cervarese, rifugiatosi alla Motta, viene catturato e condotto nel carcere di Vicenza, dove di lì a poco morirà.

Dall'inizio del governo Carrarese (1318) a tutto il XVI secolo, Cervarese sarà terra di conquista; scontri armati, dispute di potere si susseguono quasi ininterrottamente. Nel 1327 Cervarese accoglie il fuoriuscito Nicolò da Ferrara, fattosi nemico di Padova, per essersi accostato al Can Grande della Scala, intenzionato a rovesciare già al suo sorgere la signoria Carrarese. Nel 1372 il paese è ancora al centro di forti scontri tra milizie veneziane e carraresi. La calma tornerà con la fine del dominio Carrarese, nel 1405, quando il governo del nostro territorio passa in mano a Venezia, la potente Serenissima Repubblica.

I quattro secoli di dominio veneziano saranno caratterizzati da una certa stabilità, sia politica che economica, anche se nei villaggi rurali dell'entroterra veneto il potere economico è manovrato dal patriziato, che in terraferma si era impossessato di gran parte del latifondo. Di conseguenza i contadini e le categorie sociali meno abbienti si trovarono a vivere in uno stato di sfruttamento e repressione. In questo periodo la nostra gente dovrà subire gravi ingiustizie sociali, accettate passivamente, se si tiene conto del diffuso stato di miseria culturale che regnava nelle campagne e che spesso era l'origine di rivolte popolari, delitti e brigantaggio. Non meno gravi si rilevano le condizioni igienico - sanitarie nelle abitazioni malsane e la carenza alimentare che furono la causa di spaventose epidemie anche nei piccoli villaggi di campagna.

I registri dei morti di quei tempi, conservati negli archivi parrocchiali, ci possono dire qualcosa a riguardo. Durante il governo veneziano Cervarese era amministrativamente aggregata alla Vicaria di Teolo, alla quale doveva formalmente fornire un preciso numero di armati a cavallo.

Nel 1513 a Cervarese transitarono, non senza danni alla popolazione e alle colture, gli eserciti imperiali di Massimiliano d'Austria, durante la guerra della lega di Cambay, contro Venezia.

Sempre nel XVI secolo il beneficio "senza cura" della chiesa di Cervarese, per almeno tre secoli goduto in "commenda" da prelati e vescovi commendatori, con bolla di Papa Gregorio XIII del 30 luglio 1580, viene assegnato in jus patronato ai Procuratori di S. Marco "de Supra" a favore del seminario gregoriano di Venezia. Dopo quel non tanto democratico provvedimento della chiesa, pur rimanendo di giurisdizione del vescovo di Padova, che ha la facoltà di compiervi regolarmente le visite pastorali, sarà soggetta in tutto e per tutto al patronato veneziano, che provvederà alla stessa nomina dei parroci.

Nel XVII secolo il consistente beneficio della chiesa di Cervarese, che nel 1573 era di ben 260 campi, fu completamente alienato per finanziare la guerra di Venezia contro i Turchi, per la difesa dell'isola di Candia, che durò dal 1645 al 1669. Dalla visita pastorale del 6 settembre 1746 fatta dal card. Carlo Rezzonico (futuro Papa Clemente XIII) apprendiamo che la chiesa era poverissima con un beneficio annuo di 80 ducati: "senza quartese, né altre rendite e con l'obbligo di mantenere la Chiesa di ostie, vino, candele per la Ceriola, solenizzar la sagra, pagare gli olii santi, imbiancar la sacrestia e tenere in ordine tutta la roba delle Procuratie. Per fare la processione del SS. Sacramento ha otto soldi per volta".

Il declino di Venezia, alla fine del '700, favorì l'avanzata delle truppe napoleoniche in Italia e a seguito della firma del trattato di Campoformio, del 17 ottobre 1797, il territorio veneto passò all'Austria.

Il 25 marzo 1807, in conformità al decreto napoleonico che istituiva il Dipartimento della Brenta, il comune di Cervarese assunse l'attuale configurazione territoriale. La zona a nord del Bacchiglione, cioè Cervarese S. Maria, viene aggregata al comune di Veggiano, diventando S. Maria di Veggiano, mentre a Cervarese viene unito Montemerlo, già appartenente alla vicaria di Teolo.

Il Regno d'Italia costituito nel 1805 da Napoleone Bonaparte si sciolse nel 1814, ma a seguito del congresso di Vienna, con atto imperiale del 7 aprile 1815, viene istituito il Regno Lombardo - Veneto, governato dalla gerarchia asburgica, che durò praticamente fino al 1866, quando con il plebiscito dell'ottobre 1866 ci fu l'annessione del nostro territorio all'Italia.

I cinquant'anni di dominio austriaco non migliorarono il quadro sociale ed economico del paese.

Miseria, epidemie, calamità naturali, come l'alluvione del 1814, caratterizzarono anche la prima metà dell'800. L'insegnamento scolastico era affidato al parroco don Luigi Tessari, per il quale percepiva uno stipendio governativo, ma erano pochi i ragazzi che frequentavano, per cui la maggior parte della popolazione rimaneva analfabeta.

A conferma di questo stato di cose ci è sufficiente la descrizione della chiesa parrocchiale che lo storico padovano Andrea Gloria fa nel 1861: "per tacerne di altre accenno quella Santa Croce in Cervarese, ch'io vidi in mal essere e sostenuta dal tetto al piano da rozzi pali, perché il tetto non piombi".

Dopo l'unità d'Italia anche a Cervarese si assiste ad un certo risveglio sociale, dovuto in particolare alle mutazioni socio - economiche della popolazione. Alla prevalente attività agricola si integra una buona iniziativa commerciale e imprenditoriale.

Nella seconda metà dell'800 infatti, nei fabbricati di villa Trento, la famiglia Papafava conduce una filanda, le famiglie Borsotti, Marzari e Perin attivano il commercio di prodotti agricoli, cereali e legnami. Nei primi anni del '900 nasce uno stabilimento per la produzione di placcati oro.

Nel 1872 viene inaugurata la nuova chiesa parrocchiale; in seguito l'amministrazione comunale provvede alla costruzione della prima scuola elementare, alla sistemazione della rete varia, ancora in gran parte in terra battuta, mentre il Genio civile si occupa del consolidamento degli argini del Bacchiglione, dopo le disastrose alluvioni del 1882 e del 1905 che molti danni causarono anche nelle nostre campagne. Nel 1883 Cervarese ha la sua farmacia, nel 1885 l'ufficio postale e nel 1911 in centro del paese arriva l'illuminazione pubblica.

Gli eventi nazionali del nostro secolo è storia nota a tutti. La prima guerra mondiale del 1915 - 1918, il periodo fascista iniziato all'indomani della marcia su Roma del 1922, le guerre coloniali degli anni '30 e infine la seconda guerra mondiale del 1940 - 1945, sono fatti che a Cervarese lasciano un segno profondo, con decine di giovani vite perite sul campo di battaglia, sofferenze, povertà e disagi notevoli tra la popolazione.

La ripresa inizia faticosamente dopo la nascita della nuova Repubblica democratica, il 2 giugno 1946, che ha visto Cervarese inseguire lentamente un rinnovamento sociale formato nei valori della libertà e della pace.

Negli anni '50 un quarto della popolazione se ne va dal paese per mancanza di posti di lavoro. Numerose famiglie emigrarono in Lombardia e Piemonte. Il fenomeno è arginato solo a partire dagli anni '60 quando cominciano ad insediarsi nel comune alcune fabbriche.

Attualmente Cervarese gode di una certa vivacità economica; il settore agricolo ha fatto un notevole passo avanti grazie alla moderna meccanizzazione, sono bene avviati numerosi laboratori di pellicceria, in forte espansione la produzione di minuterie metalliche, come pure alcune attrezzate aziende vivaistiche. La zona artigianale e la nuova lottizzazione residenziale, servite da un'ottima viabilità che collega comodamente Cervarese con l'autostrada Venezia - Milano, oltre che con Padova, Vicenza, colli Euganei e terme di Abano, sono la premessa per un equilibrato e moderno sviluppo socio - economico che viaggi a pari passo con gli altri centri limitrofi.

Cervarese monumentale e artistica

Del suo glorioso passato Cervarese S. Croce conserva un cospicuo patrimonio artistico e ambientale, tra i più importanti della provincia, di cui diamo di seguito alcune note illustrative.

Iniziamo il nostro itinerario dalla villa Trento, bella residenza cinquecentesca, costruita dal conte Ottavio Trento intorno al 1575, quando l'espansione della villeggiatura nella campagna veneta, toccò un momento di esaltante sviluppo artistico, di cui il Palladio ne fu il massimo ideatore.

L'ampia ed equilibrata facciata che si apre sul vasto cortile domenicale presenta la nobiltà e l'eleganza dell'architettura palladiana. Di fianco si eleva l'incorporata torre colombara, edificio superstite di un preesistente complesso rurale benedettino.

A pochi passi dalla villa Trento incontriamo l'oratorio della S. Croce con l'annessa antica torre.

La splendida "basilichetta paleocristiana" è stata recuperata grazie ad un complesso e radicale intervento di restauro promosso dall'amministrazione comunale, ultimato nel 1984. È la primitiva chiesa di Cervarese e forse anche della zona. Sorta durante il periodo longobardo su area cimiteriale probabilmente romana, intorno ad essa si sviluppò il tessuto sociale storico di Cervarese.

Già di proprietà del vescovo di Padova nella metà del IX secolo, nel corso della sua plurimillenaria storia l'edificio di culto subì distruzioni e rifacimenti. L'attuale struttura di impianto pre-romano risalirebbe al XII o XII secolo. Ebbe un'importante restauro poco prima della visita pastorale del vescovo Nicolò Ormaneto, nel 1572.

Nelle successive visite pastorali i vescovi fanno eseguire dei lavori di manutenzione, ma nel '700 e prima metà dell'800 le condizioni statiche si faranno sempre più precarie, tanto da dover sospendere anche il suono delle campane per pericolo d'oscillazione. Dal 1670 al 1697 accolse il cardinale Gregorio Barbarigo in visita pastorale per ben cinque volte. Fu officiata come chiesa parrocchiale fino al 1872. L'esterno presenta tratti di muratura eseguiti con materiale di riporto romano. La pianta è rettangolare con abside semicircolare. La nuda facciata "quasi francescana" è rivolta ad occidente come le antiche chiese. La muretta che cinge il sagrato è la stessa che proteggeva dalla strada l'antico cimitero, che attorniava la chiesa fino ai primi decenni dell'800.

L'interno, ad un'unica navata coperta a capriate di legno, conserva alcune tracce d'affreschi medievali e rinascimentali. Originariamente le pareti interne erano in gran parte affrescate. La torre che affianca la chiesa è d'origine carolingia. Lo storico vicentino Giovanni Mantese, in "I castelli medievali del vicentino", fa osservare che nelle campagne non furono soltanto le chiese pievane (matrici) ad essere incastellate, ma anche molte chiese minori (cappelle). Questo tipo di fortificazioni erano spesso costituite da un torrazzo, dove in tempo d'emergenza trovavano ricovero e riparo le donne e i bambini, mentre la parte superiore era riservata agli uomini combattenti; altra funzione era quella di conservare i vasi sacri, le reliquie, gli oggetti preziosi della chiesa e altri beni della comunità. Questa torre, divenuta in seguito campanile, tale rimase fino alla quasi completa distruzione avvenuta dopo il 1872. Sulla parete ovest della torre campeggia il leone di S. Marco, simbolo della terra veneta e testimonianza dei rapporti storici di Cervarese con la Serenissima.

Nell'area retrostante sorge l'ex chiesa parrocchiale, costruita dal 1870 al 1872 dal parroco don Zanchi, su disegno di gusto romanico - gotico, dall'ingegnere e politico padovano Alberto Cavalletto, che prese a modello la cappella degli Scrovegni a Padova. Nel 1911 fu decorata dal pittore Giuliano Tommasi, attivo a Padova nel primo Novecento. Chiusa al culto nel 1966, la chiesa versa attualmente in uno stato di deplorevole rovina. Si spera possa venire restaurata al più presto e utilizzata come sede museale.

Di fianco alla chiesa si eleva il maestoso campanile costruito all'inizio del secolo, dal 1900 al 1902, dal parroco Don Borsato. Con questo insigne monumento dedicato a Cristo Redentore, la parrocchia di Cervarese ha voluto salutare il XX secolo. La sommità della croce raggiunge i 54 metri d'altezza.

Le tre campane (piccola e media fuse nel 1940, la maggiore nel 1948) sono le più grosse della zona. La maggiore detta anche "el campanon de Selvarese" pesa 23 quintali.

Proseguendo verso il centro del paese ci accoglie l'artistico capitello tardo barocco, costruito attorno al 1860, su iniziativa di Don Serafino Crivellaro, allora cappellano di Cerverese. Lo edificò a proprie spese per abbellire il centro del paese. A forma circolare, si sviluppa
su tre facciate con le nicchie contenenti le statue della Beata Vergine del Rosario, Sant'Antonio da Padova e San Rocco.

È l'unico elemento architettonico ottocentesco rimasto al centro.

Sulla piazza si affaccia la grande chiesa parrocchiale, dedicata all'esaltazione della S. Croce, costruita dal 1954 al 1966 dal parroco don Angelo Berto.

Opera dell'ing. Michele Carretta, si fa ammirare per la sua compattezza stilistica l'imponente facciata di stile classico - tradizionale, completamente lavorata in cotto a facciavista, arricchita da elementi in marmo travertino.

L'interno ampio e luminoso si sviluppa in un armonioso abbraccio di 24 lesene, raccordato da un accentuato cornicione, da cui si profilano le volte del soffitto.

Conserva alcune opere d'arte. Nella cappella del battistero, pala Trento, raffigurante la Sacra Famiglia e Santi, attribuita a Pietro Ricchi (seconda metà del '600). Nella cappella di San Giuseppe, pala raffigurante i santi Giuseppe, Giovanni Battista e Antonio di Padova, di Giacomo Manzoni (1872). Sul fondo dell'altare della custodia, crocifisso in bronzo dello scultore Piro Perin (1975).

La sistemazione liturgica post - conciliare del presbiterio è stata ideata dallo scultore Danilo Andreose (1975).

Percorrendo il centro del paese si incontrano alcuni palazzi: Levi, ora Marcolin (via Roma). Del complesso fa parte anche un'interessante casa colonica del XVIII secolo. In via Molini: palazzo Da Rio, Borsotti, ora Cenghiaro, con bella doppia loggia ad archi a sesto ribassato. Il complesso comprende due edifici, uno del XVI secolo e l'altro dell'800. Sulla stessa via ci sono i palazzi Marzari e Perin, entrambi del XVII secolo. In via Giorgione merita uno sguardo l'oratorio di San Giuseppe, originale cappella neo - gotica, fatta costruire dalla famiglia Borsotti nel 1886.

Riprendendo via Molini e percorrendo il sentiero dell'argine si arriva al fiume Bacchiglione. Da questo punto si gode la vista di uno stupendo paesaggio il cui orizzonte spazia fino alla cerchia ondulata dei colli Berici ed Euganei. Da qui si può osservare la villa Moschini, bella dimora ottocentesca, fatta costruire dalla ricca famiglia Moschini - Rossi di Padova, che tra Cervarese e Santa Maria teneva molti possedimenti terrieri.

Sulla sinistra del fiume oltrepassata la passerella troviamo il "vecchio mulino", ora sito nel territorio di Veggiano, circondato dalle acque del Bacchiglione e da una suggestiva area coltivata a parco privato. Il fabbricato ben restaurato alcuni anni or sono è ciò che rimane dell'antico mulino di "Selvarese", le cui origini risalgono al XI secolo; il mulino galleggiante invece, distrutto dall'alluvione del 1905, era posto sul luogo della "bova", dove ancora si possono scorgere il resti delle fondazioni. Il nostro itinerario si conclude al castello di S. Martino "dela Vaneza" che sorge circa 2 chilometri ad est del centro di Cervarese, sulla strada per Padova.

Il colpo d'occhio si fissa subito sulla bellissima torre medievale che domina sul fabbricato e la zona circostante, ricca di vegetazione e resa pittoresca dal lento scorrere del fiume, che con le sue rive quasi lambisce le secolari mura del castello. Qui storia da raccontare ce ne sarebbe tanta, ma ci limitiamo ad alcuni dati essenziali.

Di probabile origine longobarda (San Martino è un santo di devozione longobarda) nel 1040 il castello apparteneva ad Engolfo Conti di Padova. Ebbe sempre un'importante funzione di difesa, essendo posto lungo la via fluviale del Bacchiglione e in uno dei punti nevralgici del territorio padovano. Passò ai Carraresi a seguito della donazione fatta nel 1324 dal Comune di Padova a Nicolò da Carrara, quale ricompensa per aver questi valorosamente difeso la città, quando stava per essere occupata da Cangrande della Scala.

Fu più volte fortificato e riparato nel corso del XVI secolo. Intorno al 1385, durante il principato di Francesco "il Vecchio" da Carrara la torre fu rialzata, come si vede oggi. Alla caduta dei Carraresi passò a Venezia.

Verso il 1500 la Serenissima lo vende alla famiglia Vendramin, la quale trasforma il castello in villeggiatura di campagna, apportandovi alcune modifiche strutturali. Il questo periodo, ormai è risaputo, a San Martino viene ospitato dal mecenate Gabriele Vendramin, il celebre pittore Giorgione, dove si ritiene abbia eseguito il famoso quadro "La tempesta" ispirato dopo un violento temporale abbattutosi sulla zona, ma c'è chi vede in questo dipinto una "tempesta morale e psicologica" che colpì il pittore poco prima di morire di peste nel 1510.

Nel corso del 1600 il complesso medievale ebbe delle ulteriori ristrutturazioni, quando l'attività di porto mercantile svolta dai proprietari veneziani, comportò la necessità di adibire lo stabile in alloggio per commercianti e passeggeri, con osteria e casolino.

L'ultimo erede Vendramin, parroco di San Tommaso Bechet di Padova, nella prima metà dell'800, donò il castello alla Congregazione dei Filippini, di cui egli stesso faceva parte. A seguito della soppressione degli Enti ecclesiastici del 1866 - 1867 l'immobile passò di proprietà del Demanio, ma pochi anni dopo viene acquistato dalla famiglia Breda di Padova, che nel 1934 lo vende alla famiglia Papafava dei Carraresi. Attualmente è proprietà della Provincia di Padova, che ha recentemente promosso un complesso e organico intervento di restauro. Nel suo interno è stato allestito il museo del fiume Bacchiglione nel quale sono conservati importanti reperti archeologici databili dal tardo Neolitico all'epoca medievale e moderna. La destinazione museale, accompagnata dalla sistemazione di tutta l'area circostante occupata da un suggestivo pioppeto, ha ridato nuova vita al castello consentendone la fruizione da parte di un vasto pubblico.

Per ulteriori informazioni ed immagini, visita la pagina su Cervarese Santa Croce di ColliEuganei.it.


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